Qualche tempo fa ho avuto l’opportunità di intervistare Alex Zanardi, un uomo le cui vicende avevo sempre seguito con una certa apprensione prima e con grande curiosità e ammirazione poi.
Pilota di Formula Uno negli anni ’90 con Jordan, Minardi, Lotus e Williams, la sua “America” la trovò proprio negli Stati Uniti, dove vinse due volte il titolo di Formula Cart e divenne uno dei piloti più apprezzati della competizione.
Nel 2001, l’episodio che cambiò per sempre la sua vita: a pochi giri dalla conclusione della prima gara europea della Formula Cart, sul circuito tedesco di Lausitzring, Zanardi perde il controllo della sua Reynard – Honda e finisce di traverso in mezzo alla pista. L’auto di Alex Tagliani, che sopraggiungeva a 300 km/h, non riesce ad evitarlo. L’impatto è terribile, l’auto di Zanardi è tranciata in due e il pilota bolognese, vivo per miracolo, trascorre tre giorni in coma farmacologico. Al risveglio, l’amara scoperta: Alex dovrà trascorrere il resto della propria vita senza entrambe le gambe.
Una condizione che avrebbe potuto abbattere chiunque, ma che per Zanardi si trasforma nell’inizio di una nuova vita.